Vi voglio rendere partecipi di un paio di riflessioni scaturite dalla
mia presenza come mentis al Teacher Training 1 del Centro Ram Dass di
Viterbo.
Cose apparente semplici, eppure mi sono sembrate così geniali dal considerare: “perché non ci ho pensato prima?”. (Metto
in conto che potrei essere la sola a stare messa così male, mentre voi questa domanda
ve la fate tutti i giorni. )
Parlando con l’insegnante, stavo scherzando su me, sui miei impegni, su
come vivo (e come me credo migliaia di persone nel mondo). Lei, ascoltava, al
suo solito, con interesse e pacatezza al
tempo stesso. Mi dice: “Ti fa stare
bene?”.
Questa sua
domanda è stata in realtà per me una grande risposta. Direi la risposta alla
maggior parte dei piccoli problemi della quotidianità. Anche se apparentemente banale, non altrettanto facile
né da attuare, né da porsi, quando invece dovrebbe risuonare quasi come un
mantra nella nostra testa.
Ci sono di
certo cose che dobbiamo fare quasi per forza, come ad esempio lavorare. Ma ci
sono altrettante che invece si portano avanti per abitudine, per convenzione
sociale, per bisogni ormai obsoleti. Eppure non ce ne rendiamo
conto. Siamo sempre così distratti nei confronti di noi stessi. Insomma il nodo di tutto sta sempre nella
consapevolezza. Che continua ad essere l’unica reale risposta per una vita
serena.
Allo stesso
tempo nella mia testa si è fatta avanti un’altra riflessione: sulla difficoltà che
ho nel dire di “no” (e qua vi annoio in prima persona). Pur avendo colto che nel “no” e nel
togliere è la chiave di svolta, nella mia esperienza è ancora una visione, un miraggio non
realizzabile se non in alcune piccole cose (e detto sempre a fatica, anche se la maggior parte delle volte lo sto dicendo solo a me stessa!).
L'insegnante ha
parlato di yoga come ritorno alle origini, come semplificazione nella
sua più ampia accezione. È davvero questo quello che ci dilania in questa Era
dell’Acquario: la mancanza di semplicità che ha ormai invaso tutti i campi
della nostra vita.