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venerdì 27 luglio 2012

Una prima esperienza di insegnamento.


Agosto è alle porte e questo ultimo mese di lavoro è stato molto impegnativo, perché oltre alle scadenze annuali tipiche del mio ufficio, ho fatto uno “stage” al Centro Ram Dass. Potrei dire uno stage senza tutor. Ho infatti avuto il compito di tenere aperto il centro dove normalmente faccio Yoga con due lezioni settimanali.

Stare dall’altra parte della sala, vicino alla foto di Yogi Bhajan, è stata un’esperienza che mi ha molto arricchito. Una grande verità che ho compreso è che non ti trovi davanti semplicemente delle persone, ma puri aggregati di energia. Conducendo i Kriya dovevo guidare, contenere e gestire qualcosa di impalpabile, ma davvero potente.

Questa verità sovverte il mio miope modo di vedere il prossimo. Andando in giro per le strade ho sempre visto degli individui. Ho cercato il loro sguardo o il loro sorriso, ma non mi sono mai soffermata sul loro essere "esseri luminosi". Ora che ho cominciato a percepirlo, mi auguro che niente potrà rimanere come prima.

Ho visto nei loro volti a volte rilassatezza, a volte fastidio. Ma anche fatica, sonnolenza e, certo, anche benessere! Ed ho riconosciuto in quei volti l’umanità intera. Persi dentro Maya, cerchiamo disperatamente un contatto con il nostro sé profondo: il nostro sé spirituale. E per me sarà un impegno e un onore guidare le anime che mi troverò davanti.

Guidando loro, ho guidato me stessa in un altro stato di coscienza. L’insegnante non fa il kriya, ma ne fa solo una dimostrazione per i discenti, eppure gestire quello spazio sacro mi ha ha dato un primo assaggio di cosa sia la Bhakti (la devozione), un concetto che non avevo mai esperito sulla mia pelle.

Si può arrivare in un centro Yoga per tanti motivi. C’è chi lo fa per curiosità, chi per piccoli problemi di salute, chi per ansia o depressione. Ma già dal primo Ong Namo, per quanto possa sembrare folle, ci si rende conto della sacralità di questa antica disciplina nata ben oltre 5.000 anni fa. Indipendentemente dal tipo che si sceglie di praticare, ci si ritrova ben presto a muovere i primi passi su un sentiero inesplorato: un vero e proprio cammino spirituale. Un cammino che ci porterà nel corso delle vite ad una ricongiunzione il nostro vero Io. Le barriere dell’ego cadranno e saremo Pura Energia che vibra nell’Universo. 



lunedì 25 giugno 2012

Il mio centro calmo e tranquillo.


Se oggi mi domandassero perché cominciare a meditare, o intraprendere un percorso spirituale, risponderei “per costruire un centro calmo e tranquillo”.

Quello che intravedo all’orizzonte nel mare della mia anima è una boa. Anche se il mare è in tempesta, lei non si muove più di tanto.

Un giorno questa boa si fonderà con il mare. E sarà pura grazia. 


giovedì 21 giugno 2012

Il mondo è bello perché è vario.


Ieri sera una mia amica mi ha chiesto che cosa è la meditazione ed a cosa serve. La domanda mi ha un po’ spiazzata perché avrei sintetizzare in due parole un universo che purtroppo ai più non è noto. Eppure ultimamente la ricerca scientifica ha dimostrato i suoi benefici e escono regolarmente su quotidiani e riviste specializzate di medicina articoli sulle nuove scoperte.

Però c’è da prendere atto del fatto che venire a contatto con queste discipline, che per molti sono considerate una “cavolata” (passatemi il termine perché loro avrebbero detto di peggio), è una questione di Karma.

Ci sono persone che nella vita non entrano a contatto con questo mondo, come pure persone che ne hanno un primo assaggio e dicono che non fa per loro, che gli fa saltare i nervi. In realtà probabilmente sono i loro nervi ad essere KO e con la meditazione non farebbero altro che distenderli.

Ci sono persone che non sanno che la mente mente (che è anche il titolo di un libro di Osho), o che non conoscono la differenza tra la mente superficiale e profonda.

Ci sono persone il cui ego la fa da padrone e non si curano del resto. Non vogliono avere una coscienza universale e non ne vogliono sapere di essere parte del Tutto. Non accetteranno mai l’idea della mancanza di confine tra mente e corpo. Figuriamoci tra corpo e resto dell’universo.

Ci sono persone che reputano il buddhismo una disciplina da depressi solo perché la parola dukkha è stata malamente tradotta con “sofferenza”. Il termine pali significa semplicemente “difficile da sopportare”. Il resto va da sé.

Ci sono persone che pensano che i mantra siano una sciocca cantilena e non sanno che la vibrazione del suono è così potente da poter cambiare il flusso energetico di quello con cui  vengono a contatto.

Ci sono persone che vengono a contatto con gli insegnamenti, ma che se interessano in  maniera puramente scientifica. Sono assetati di conoscenza e hanno come la sensazione che questo già li cambi, ma senza la pratica quotidiana, la mente non può cambiare i suoi schemi.

Ci sono persone che cominciano a praticare e trovano la meditazione un aspetto naturale della vita, probabile frutto dell’esperienza nelle loro vite precedenti.

Ci sono persone che cominciano a meditare e si trovano a fronteggiare una mente potente ed agguerrita. Non ne vuole sapere di essere domata ed a tratti issano bandiera bianca, a tratti si riforniscono di pazienza e ripartono all’attacco. 

Perché in questa "guerra" non si vince con le armi. Si vince con il cuore.

lunedì 18 giugno 2012

L’esperienza del Venus Kriya.


Durante lo Yoga Shake di ieri, Bachan, insegnante del mio centro, ha guidato con forza e maestria un Venus Kriya. E’ la seconda volta che mi capita di farlo e trovo che sia un tipo di meditazione molto intenso. Non è la solita pratica in cui ci si siede nel mezzo loto con noi stessi, ma si lavora con tutti i presenti. Poi ci si siede a coppia con la prima persona che ci si trova davanti per una meditazione.

Occhi negli occhi con uno sconosciuto. Mani nelle mani.

Quello che si sperimenta è la dualità io-altro, la polarità uomo-donna. Apparentemente sembra facile, ma nella pratica sostenere lo sguardo dell’altro non è semplice. Ci vuole equilibrio e spesso l’ego si mette in mezzo. Alcune persone non riescono a reggere la pressione di uno sguardo. Altre vogliono condurre il gioco.

Trovare un equilibrio e sostenere l’altro è parte del gioco. L’esperienza, per chi ha il coraggio di mettersi davvero in discussione è fortissima. 

Abbiamo chiuso la classe schiena a schiena. L’insegnante ci ha chiesto di percepire e memorizzare il sostegno dell’altro. Il contatto in questa posizione diventa forte: il supporto diventa anche fisico.

Percepisco dal movimento il respiro di un altro essere. L’eco della sua voce durante il “Sat Nam” finale mi riempie il cuore. Sembra quasi uscire dai miei stessi polmoni, come se le casse toraciche si fossero fuse.  

Intorno a noi le voci degli altri riecheggiano nel bosco. Anche gli alberi respirano e cantano con  noi. Per qualche instante con estrema chiarezza mi sono sentita parte di qualcosa di immenso e meraviglioso.



P.s. grazie Bachan per la bellissima esperienza che mi hai regalato!