Il cervello infatti è abilissimo
nel registrare. Cosa? Beh tutto! È grazie
a questa funzione che siamo in grado di guidare una macchina, come di ricordare
un evento più o meno piacevole. Senza questa funzione in effetti alcune cose
sarebbero terribilmente complicate: pensate se ogni volta che dovessimo
chiudere una porta lo dovessimo imparare.
Allo stesso tempo però questa
abitudine a registrare è anche la causa della nostra infelicità. Infatti se si
pensa a come si imprima nella nostra mente tutto il nostro vissuto, appare
subito chiaro come nascano i primi problemi. Innanzitutto per la nostra
capacità di elaborazione ed astrazione delle cose, perché quando vediamo un
oggetto, anche solo il più banale, non siamo capaci di percepirlo per quello
che è. Un cappello bianco non sarà mai solo quello, ma ci evocherà un’infinità
di pensieri cosci ed inconsci (“ce l’ha simile la mia mamma”, “il sole estivo”,
e chi più ne ha più ne metta).
Oltre a tutto questo ciarlare
della mente occorre però sapere quali sono le nostre modalità di associazione, perché
se il cappello bianco ci evocasse solo il tepore estivo sarebbe davvero il
minimo. Il problema maggiore risiede nel fatto che ci potremmo associare anche
cose che non c’entrano nulla. Ed è qui che le cose si complicano perché al
famigerato cappello in questione (sì, quello simile a quello che indossava
nostra madre), noi potremmo associare la delusione per una storia finita. Se non eravate a conoscenza di questa nostra abilità adesso starete sospirando e forse dando un (non-)senso ad un sacco di paranoie che avete.
Insomma è come se la nostra mente
fosse un monolocale di 40 mq in cui regna il disordine più assoluto dove i calzini
nella migliore delle ipotesi sono nel frigorifero! La cosa positiva è che possiamo
mettere ordine in questo caos. Come? Meditando. Quindi non ci resta che
rimboccarci le maniche e cominciare (o continuare) a meditare!
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